La pandemia ha portato nelle abitudini quotidiane delle persone la propensione all’acquisto tramite e-commerce e servizi digitale, non solo per gli acquisti su grandi piattaforme, ma anche per i servizi locali, così detti di vicinato. Dall’altro canto, l’imposizione di misure di contenimento da parte delle istituzioni, costringe i piccoli imprenditori a dover fare delle scelte strategiche per salvaguardare il proprio business. Per le piccole imprese, il canale digitale si è dimostrato l’unico in grado di garantire la continuità dell’azienda per scongiurare la chiusura definitiva.
GoDaddy Inc. società leader mondiale nei servizi di hosting, per il secondo anno consecutivo stila un report sul livello di digitalizzazione delle piccole imprese italiane. Il report prende in considerazione 4000 aziende con fatturato annuo non superiore ai € 200.000 che operano nel settore della ristorazione, del commercio al dettaglio e dei servizi professionali.
Quest’anno la ricerca valuta la variazione annuale dei livelli di trasformazione digitale rispetto all’anno precedente e la reattività delle micro imprese difronte all’emergenza COVID-19. I parametri per l’analisi sono 120, raggruppati in tre grandi insiemi per valutare:
Digital Presence Quality
L’indice di qualità si basa sull’insieme dei principali aspetti tecnici legati alla struttura del sito e la sua navigazione. Tra questi menziono la velocità di caricamento del sito, la sua adattabilità ai dispositivi mobili, la completezza di informazioni.
Ovviamente perno cardine è il SEO, l’ottimizzazione per i motori di ricerca, aspetto fondamentale della Digital Presence, argomento che ho approfonditamente trattato in questo articolo: Il ranking di Google nel 2020.
La variazione di questo indice rispetto all’anno scorso è di un +11%, passando dal 45% del 2019, al 56% nel 2020.
Reputation Index
La relazione con l’utenza è il fattore che determina l’indice di reputazione per la ricerca, dato in calo di sette punti percentuali rispetto al 2019. I dati che vengono analizzati si riferiscono alla popolarità digitale misurata in base a:
- ricerche organiche;
- numero di “mi piace” sui post social;
- backlinks;
- recensioni lasciate sul sito, oppure sui social.
Digital Marketing Index
Migliora invece il dato che analizza le aziende impegnate in campagne pubblicitarie sul web aumentando la percentuale dal 33% al 43% nel 2020. In questa categoria vengono valutate tutte le iniziative promosse nelle campagne Ads, il continuo aggiornamento del sito e la connessione a servizi di Web Analytics.
Otto segmenti di ricerca
Per una analisi più approfondita dei dati, nell’infografica che segue vengono evidenziate le variazioni percentuali rispetto all’anno scorso, degli aspetti tecnici e operativi digitale di una impresa.
La media di tutti questi fattori ha portato l’indice ad un rialzo di due punti percentuali rispetto al 2019, attestandosi al 56%. Sebbene il dato sia positivo , bisogna però registrare anche delle difficoltà nella gestione del digitale. Solo il 41% delle imprese digitalizzate, riesce ad utilizzare il sito in maniera funzionale, di questesolo il 27% rieste ad attrarre volumi di traffico rilevanti, registrando più di 500 visite al mese.
Tuttavia queste imprese hanno dato un ottimo segnale reattivo all’emergenza COVID-19, attivando tutti quei servizi per rimanere in attività con i propri clienti. Ben un impresa su 5 ha predisposto il necessario per attivare servizi di vendita online e servizi di consegna a domicilio.
La reattività al Lockdown
La seconda fase della ricerca condotta da GoDaddy, ha messo a fuoco le iniziative più significative per contrastare la chiusura forzata delle pmi. Le aree valutate sono quattro:
Digital Sales
In merito agli strumenti di vendita online, il 29% delle aziende aveva un servizio attivo già prima dell’emergenza COVID-19, a queste si sono aggiunte imprese per un ulteriore 18% durante il periodo di lockdown. Il settore merceologico più reattivo è stato quello della ristorazione prediligendo il canale Whatsapp (23%) rispetto all’ecommerce (14%), rimanendo marginale il social network (9%).
A livello territoriale, le aziende del Centro Sud si sono dimostrate più attive del Nord. Infatti si registrano attivazioni per il 21% al Centro e del 16% al Sud, mentre il Nord segna un 11%. Anche se c’è da dire che le aziende del Centro Nord presentavano rispetto al Sud, una presenza più marcata sul web.
Delivery
Anche i servizi di consegna a domicilio hanno ottenuto un sensibile aumento, coinvolgendo il 19% delle aziende italiane. Per la maggior parte di loro la scelta del vettore è ricaduta sul personale interno, mentre per un 20% si è affidata a terze parti.
Il Delivery ha interessato maggiormente il Sud segnando un 22% di aziende attive, mentre Centro e Sud si attestano rispettivamente al 20% e 15%.
Comunicazione
Il segmento della comunicazione non ha rilevato sensibili attivazioni, effettivamente poche aziende hanno ritenuto necessario investire in newsletters, rimanendo sui social come canale preferito di comunicazioni.
In tal senso le aziende della ristorazione presentavano già una forte presenza su Facebook (85%) e Instagram (53%).
Generazione di Traffico
Dall’inizio del lockdown, poche aziende hanno attivato investimenti significativi per aumentare la propria presenza sul web. Il 10% di loro hanno creduto nella realizzazione di un sito web, mentre un 7% ha lavorato sulla SEO e un 4% sui social networks.
Al tempo stesso, il 63% delle aziende continua ad avere un sito rilevabile con meno di 500 visite mensili, il che denota che c’è ancora tanto da lavorare per portare a regime il Digital Index ai livelli europei.
Considerazioni
I dati riportati nella ricerca mostrano come in caso di necessità, l’Italia delle PMI si sa adoperare per superare le difficoltà. Questo segnale positivo denota che è vero che ci sia ancora tanto da fare, ma la strada intrapresa è quella giusta, per risollevare le sorti del tessuto microeconomico che sono le piccole e medie imprese italiane.
Un ulteriore aiuto può venire anche dai big delle intermediazioni di pagamento come Nexi, Paypal, ecc. (per un confronto puoi leggere qui: Le migliori soluzioni di pagamento per ecommerce) che in questo periodo hanno messo in campo particolari condizioni economiche a vantaggio delle PMI.
Infine, ci sono tante scuole di pensiero su come sbarcare sul web, la stessa GoDaddy sta lanciando in questi mesi la School of Digital, per fornire le necessarie competenze da colmare il divario digitale. Ma farsi affiancare da un professionista del web è un ottimo inizio per stabilire quali siano le priorità dell’azienda e gettare le fondamenta di un buon progetto che si mantenga nel tempo, camminando di pari passo all’attività offline.